Tutti sappiamo quanto conta il peso nel ciclismo, quanto sia faticoso il sovrappeso in salita e quanto invece ci si senta meglio al peso forma. Appare ovvio che con un minor peso del sistema (uomo più bici) sottoposto a forza di gravità (salita), permetta di erogare meno watt a parità di velocità (o di VAM). Ci sono studi che dicono anche quanti secondi si guadagnano con alcuni chili in meno, ma non è questo il punto. A volte un dimagrimento scorretto (eccessivo in termini quantitativi e/o a discapito della massa metabolicamente attiva) ha un impatto negativo sulla performance, il classico atleta “finito”. La verità come sempre sta nel mezzo, e vi riportiamo un esempio di percorso opposto proprio per ampliare la visuale in tal senso.
PERCORSO INVERSO, AUMENTO DI 13 CHILOGRAMMI IN UN ANNO
Prendiamo in esame un ciclista “reale” (lo teniamo anonimo per ovvi motivi) che in questa stagione (dicembre 2015 / settembre 2016) è “ingrassato” 13 chilogrammi. Ovvio non sta a noi giudicare questo, sappiamo essere un imprenditore con attività in proprio molto importante, in cui mette tutto se stesso e lascia alla bici solo lo spazio di uno svago. Ad ogni modo grazie ad allenamenti programmati è riuscito ad avere dei buoni parametri di forza e resistenza e a divertirsi molto di più in gara (spesso con risultati anche migliori che in passato). Ma vediamo i dati meglio nel dettaglio per capire come questo sia possibile.
L’analisi della composizione corporea serve a valutare dal punto di vista quantitativo e qualitativo le nostre masse. Esistono molti metodi, più o meno precisi e più o meno costosi, tra questi la plicometria è un ottimo compromesso (per soggetti “atleti”).
Il soggetto in esame:
La valutazione delle capacità neuromuscolari di forza e sprint ci permette di mappare il soggetto secondo le sue fibre veloci (qualità e quantità) e di stabilire in base al modello della prestazione se può aver senso o meno allenare tali aspetti. Sono in realtà capacità con un range ridotto di allenabilità (risentono molto delle caratteristiche genetiche) ma ad esempio sono marker molto sensibili (in crollo) in caso di dimagrimento scorretto (con perdita di massa magra).
Riguardo il nostro soggetto in esame
A conti fatti, c’è stato un miglioramento di quasi 1w/kg nello sprint, e di 124 newton nella forza specifica.
Massima potenza aerobica (VO2max) nel ciclismo
In parole povere il VO2max indica il volume massimo di consumo di ossigeno di cui il ciclista è capace, espresso in ml/kg/min., è realmente la nostra cilindrata. Il nostro limite aerobico tanto più è alto tanto più il contributo massivamente lattacido (che si esaurisce poi in pochi minuti) è spostato in avanti.
Riguardo il nostro ciclista in esame
A conti fatti, c’è stato un calo di VO2max relativo di 2,1 ml/kg/min (circa il 3% in meno) che confrontato con i 13 chilogrammi di peso in più appare molto modesto.
La valutazione tramite Test incrementale è una delle metodiche da laboratorio atte a determinare la potenza di Soglia anaerobica e la Potenza aerobica massima del soggetto.
Riguardo il nostro soggetto in esame
A conti fatti non c’è stato alcun cambiamento significativo nei parametri di potenza metabolica relativa del soggetto, in riferimento alla Soglia anaerobica ed alla Potenza aerobica massima. I 13 chilogrammi di peso in più sono stati perfettamente compensati da un corrispettivo aumento in watt.
Conclusioni
Il peso è certamente importante, ma non troverete nessun ciclista anziano che non vi dica che “il peso è la base”. Ma con le conoscenze ed i mezzi oggi a disposizione riusciamo ad essere più precisi, possiamo vedere il peso sempre in rapporto alle potenze erogabili cercando il compromesso migliore anche in considerazione di capacità di recupero e volitività, senza dimenticare tutti gli aspetti lavorativi/sociali/familiari tipici di un amatore spesso incompatibili con strutture “pelle ed ossa”.