Chi non ha mai avuto qualche problema alle ginocchia pedalando? Probabilmente, a scanso di problemi articolari personali, una mal corretta posizione delle tacchette potrebbe causare questo fastidio. Vediamo le varie situazioni e capiamo come risolvere (o evitare) il problema.
Il dolore alle ginocchia come il mal di schiena è uno dei problemi che maggiormente affligge il ciclista, tra le varie problematiche presenti fra le tecnopatie conosciute risulta essere una delle più diffuse proprio perché nel corso della vita sportiva, ciascuno di noi, si è trovato a dover decidere tra vari tipi di pedale, tipologie di placchette ed a studiare il modo migliore per posizionarle.
Il gesto della pedalata nella sua ciclicità non produce un grosso carico articolare (se paragonato a sport a maggior impatto) per questo viene spesso utilizzato per terapie riabilitative per arti inferiori, bacino e rachide lombare; ovviamente intendiamo sempre un movimento che rispetta l’asse meccanico dell’arto ed i giusti range di movimento dell’articolazione (che si ottiene con buon settaggio della bici).
Figura 1 – M (asse meccanico) A (asse anatomico) dell’arto inferiore
Ad oggi esistono tanti diversi tipi di pedale, tutti realizzati con lo stesso concetto, ovvero fissare il piede alla pedivella per permettere al ciclista di aumentare la capacità di spinta e trazione durante la pedalata. Il concetto di fissare il piede al pedale lo ritroviamo dapprima nel ciclismo eroico con l’utilizzo delle gabbiette utilizzate con scarpini in cuoio utilizzate fino ai primi anni 80, ed oggi di utilizzo comune con i nuovi sistemi di sgancio rapido.
Figura 2 – Esempio di pedali di ciclismo
La placchetta è l’elemento di giunzione tra la struttura Uomo e la struttura Bici, il suo corretto posizionamento e la scelta della tipologia ideale risulta essere quindi di particolare importanza.
Figura 3 – Alcune diverse tipologie di placchetta
Per la scelta del pedale bisogna considerare due variabili dell’attività che svolgiamo, ovvero:
1– Il tipo di attività praticata
Il tipo di attività praticata determina la validità o meno di un sistema di aggancio, ne abbiamo un esempio calzante paragonando le discipline del ciclismo su strada ed il ciclocross.
Nel ciclismo su strada si ricerca la stabilità del piede. Non ci sono particolari esigenze di aggancio in situazioni critiche, la posizione di spinta rimane sostanzialmente composta ed è richiesta una superficie di appoggio maggiore per permettere maggior stabilità del piede durante la spinta.
Avremo una placchetta con superficie di appoggio ampio, materiale plastico o composito leggero, con una possibilità di settaggio maggiore ed un gioco laterale limitato.
Nel ciclismo fuoristrada si ricerca la facilità di aggancio anche in condizioni estreme (fango e neve), quindi vengono utilizzati materiali con maggiore resistenza agli urti, la pedalata è scomposta e si ha spesso la necessità di riagganciare i pedali.
Avremo una placchetta di dimensioni ridotte, materiale resistente e maggior gioco laterale, il pedale presenterà la possibilità di agganciarsi in 2 o 4 punti.
Al contrario di quello che si pensa, o che alcuni DS di vecchia data continuano a dispensare, non esistono solo placchette con gioco laterale assente, ma molto spesso le condizioni fisiche dei ciclisti richiedono scelte diverse, soprattutto quando si ha a che fare con ragazzi in crescita ed amatori che non per forza presentano strutture fisiche ad hoc per il gesto richiesto.
Minor gioco non vuol dire maggior spinta ma maggior carico articolare/tendineo. Le placchette con gioco laterale assente o limitato, lasciando al piede la possibilità di posizionarsi in maniera corretta durante la spinta, non sollecitano in maniera scorretta l’apparato tendineo e quindi limitano l’infiammazione preservando la contrazione muscolare.
La biomeccanica dell’arto durante la pedalata prevede una fisiologica rotazione della tibia sul femore; questa viene naturalmente assecondata dall’anca e dal piede durante il gesto. L’articolazione del ginocchio non è una semplice cerniera, ma il suo funzionamento svela una combinazione di un moto relativo di rotolamento con scivolamento.
In presenza di un buon settaggio (ma ancor di più dove non c’è) a seconda dell’intensità applicata sul pedale le articolazioni degli arti inferiori sono più o meno soggette a perdere la verticalità dell’asse meccanico ideale; basti pensare semplicemente alla necessità di avanzare sul sellino durante le fasi di spinta massima. In questi casi una placchetta capace di assecondare questa necessità si rivela evidentemente migliore e salutare.
Per la scelta (cosciente) della placchetta occorre effettuare una valutazione posturale sia in ortostatica che sulla bicicletta e dopo aver scelto la componentistica idonea effettuare uno studio delle fasi di pedalata.
Placchette senza gioco laterale 0° – Soggetto con buona massa muscolare, ben posizionato sul mezzo e con un asse meccanico rispettato in pieno, età adulta ma non tarda età (personalmente le sconsiglio).
Placchette con gioco intermedio 2/5° – per tutti i soggetti, ben posizionati o con lievi sbilanciamenti, asse meccanico rispettato in parte, per tutte le età tranne i giovanissimi.
Placchette con molto gioco laterale 6/9° – per soggetti con masse muscolari ridotte e giovane età, problematiche posturale, pedalata scomposta e asse meccanico poco rispettato, tutte le età.
La suola dello scarpino presenta un’area specifica dove poter fissare la placchetta (avampiede), i fori di fissaggio possono seguire delle guide che attraversano longitudinalmente l’area metatarsale del piede.
Possiamo quindi effettuare regolazioni di fissaggio su tre livelli: longitudinale, trasversale e di rotazione.
Il settaggio longitudinale della placchetta è quello che presenta maggior possibilità di spostamento. Bisogna centrare il punto di maggior efficienza di scarico della forza prodotta dall’arto inferiore. Esistono sistemi più disparati per individuare questo punto (che sarebbe meglio definire area) e si passa dal più generico basato su medie statistiche al più preciso che prevede l’individuazione del punto mediante una analisi dell’appoggio del piede durante la spinta.
Il settaggio trasversale della placchetta presenta possibilità minime di spostamento. Questo serve per assecondare l’atteggiamento di spinta di alcuni soggetti che (anche per scelta di componentistica sbagliata come sella, guarnitura e pedali) si trovano a non rispettare in pieno l’asse meccanico dell’arto.
Il settaggio di rotazione della placchetta è il settaggio che insieme al longitudinale ha maggior peso. Permette di ruotare la placchetta in maniera tale da assecondare l’asse meccanico dell’arto senza creare disturbi all’articolazione del ginocchio. Anche qui esistono metodi disparati di settaggio e non è possibile pretendere di standardizzare ed al contempo mantenere una buona precisione per questo tipo di impostazione.
Figura 4 – La placchetta deve essere posizionata sul punto di maggior resa e deve presentare una rotazione tale da rispettare l’asse meccanico dell’arto (dettato da molteplici fattori)
Per riconoscere in maniera autonoma un cattivo posizionamento della placchetta o l’utilizzo di un pedale inappropriato bisogna fare sicuramente affidamento alla propria percezione del fastidio/dolore articolare oltre che alcuni accorgimenti visivi che vi suggerisco.
In aggiunta a quanto scritto sopra dovete considerare che la maniera per assecondare l’atteggiamento che assume il piede in fase di spinta non è sempre semplice da intuire e dipende certamente dalla biomeccanica dell’arto inferiore più gli atteggiamenti e vizi posturali personali.
Quindi, se il soggetto sano avverte fastidi al ginocchio o alla caviglia durante la pedalata e riscontra visivamente una mancanza di linearità del gesto, ha certamente bisogno di un settaggio migliore. Questo può sembrare scontato, ma nel ciclismo di oggi, purtroppo, si radica ancora lo strascico di un ciclismo ignorante e credulone basato su false credenze, che vede ancora imporre metodiche e tecniche superate da anni.
La biomeccanica dell’arto inferiore (di un soggetto sano con mobilità normale) prevede durante la fase di spinta una leggera intra rotazione e nelle fasi di risalita/trazione una leggera extra rotazione. Ci sono tantissime variabili a questo movimento e in questo testo non possiamo considerarle tutte, per cui proporremo soltanto una condizione come esempio.
Per proporvi un esempio analizziamo le traiettorie di questo giovane ciclista (con lievi problematiche posturali) effettuato durante uno dei nostri test di biomeccanica.
L’immagine è molto utile per comprendere il comportamento dell’arto inferiore durante la pedalata e fotografa una condizione molto comune al cicismo, vede:
un bacino leggermente sbilanciato verso destra
delle traiettorie del ginocchio non simmetriche, ovvero la destra (blu) disenga una traiettoria verticale mentre la sinistra (rossa) è maggiormente inclinata e circolare
una differenza di atteggiamento (parliamo di rotazione laterale) tra i piedi, entrambi hanno necessità di muoversi di circa 2° ma come possiamo vedere il ginocchio con traiettoria lineare richiede maggior movimento del piede mente quello con maggior oscillazione laterale richiede meno movimento del piede.
Questa è solo una delle condizioni possibili, ognuno nel suo schema corporeo ha le proprie necessità e strategie di movimento sempre diverse, ma comunque anche questo caso ci conferma la necessità di un posizionamento diverso delle tacchette e la loro necessaria mobilità laterale! oltre che un buon lavoro di posturale per migliorare la propria condizione.
Vediamo in foto alcuni esempi di stili di pedalata diversi che coinvolgono la scelta del settaggio trasversale e di rotazione della placchetta.
In ordine da sinistra a destra abbiamo: un atteggiamento che rispetta l’asse meccanico dell’arto, un atteggiamento di varismo del ginocchio ed extra rotazione del piede e infine un atteggiamento di valgismo del ginocchio ed intra rotazione del piede.
Figura 6 esempi di atteggiamento del ginocchio in spinta
Vediamo in foto alcuni esempi di stile di pedalata dettati (solo in parte) dal settaggio longitudinale della placchetta.
Da sinistra a destra abbiamo: una flessione dorsale eccessiva, una flessione corretta ed una flessione plantare eccessiva.
Figura 7 esempi di flessione del piede
Le patologie tipiche del ciclista, che interessano il ginocchio e la caviglia (considerando in questo testo pedale e placchetta), sono spesso dettate quindi dal mancato allineamento dei segmenti ossei durante il gesto. I microtraumi a seguito della ripetitività del gesto sfociano in patologie tipiche come:
distrazioni dei legamenti del ginocchio (placchetta con gioco laterale insufficiente, pedale troppo serrato, placchetta mal posizionata in rotazione);
tendinite del rotuleo (la meno imputabile al pedale, arto troppo flesso in spinta, pedale troppo alto, placchetta mal posizionata);
condromalacia rotulea (eccessivo valgismo del ginocchio, mancanza di supporto plantare specifico per ciclismo, settaggio errato di scarpino e placchetta);
infiammazione del tendine d’Achille (posizione longitudinale errata della placchetta, eccessiva flessione dorsale del piede, retro piede eccessivamente varo o valgo, mancanza di supporto plantare);
Figura 8- esempio di valgismo eccessivo del retro piede
metatarsalgia (posizione longitudinale errata della placchetta, mancanza di supporto plantare specifico per ciclismo).
CONCLUSIONI
La scelta del pedale e della placchetta deve tener presente delle informazioni inserite nell’articolo, ma anche del buonsenso e della personale “percezione del giusto”, la quale va sempre rispettata.
Non sempre una posizione stilisticamente bella si rileva idonea alle condizioni di un soggetto, per questo l’unico segnale capace di farvi rendere conto della problematica è appunto il dolore.
Se avete problemi, rivolgetevi a chi ha la giusta formazione in merito. La vostra salute non merita e non ha bisogno di approssimazione.