La stanchezza nel ciclismo è un fenomeno multifattoriale, determinato da una serie di concause. Allenamenti intensi, gare su base costante, stress lavorativi (non siamo professionisti), familiari, cambio di stagione e altri fattori. Sono alcune delle componenti che possono determinare un senso di stanchezza più o meno marcato. In questi casi come ci si comporta dal punto di vista dell’allenamento?
Ecco alcuni consigli pratici.
Quando parliamo di stanchezza nel ciclismo, nel nostro contesto sportivo, facciamo riferimento a quella serie di sensazioni negative a livello muscolare e/o umorale che si possono presentare al mattino appena svegli o in giornata, e che ci fanno dubitare sulla possibilità o meno di allenarsi, ma soprattutto se l’allenamento di quel giorno sarà costruttivo o distruttivo.
“Oggi sono stanco, mi alleno oppure opto per un recupero attivo o per un riposo?” La risposta è: dipende. Se avete un preparatore di cui vi fidate, sarà importante un confronto con lui, altrimenti dovrete fare delle autovalutazioni.Bisogna capire di che tipo di stanchezza si tratta: in acuto (legata al momento) e quindi capace di “rientrare” nel giro di 1-2 giorni o in cronico (stabilizzata e profonda) quindi provocata dal susseguirsi di errori metodologici e/o da uno stile di vita incompatibile con il volume di lavoro di allenamento sostenuto.
Poi servono i “decision makers” obbiettivi ed efficaci. Spesso le sensazioni personali non corrispondono al vero ed è per questo che l’allenamento a sensazione non esiste e lo definirei improvvisazione sorretta a volte da fortuna.
Infine va visto il tutto da una prospettiva più ampia a medio o lungo temine: che obiettivi ho? È normale e ricercato “accusare stanchezza” adesso in costruzione di qualcosa che verrà sviluppato più avanti? Spesso la risposta è sì. In piena preparazione è normale avere dei periodi di stanchezza per il ciclista, dove si prevedono strategicamente dei giorni di recupero attivo o riposo (dipende dal grado di qualificazione dell’atleta), il tutto sempre in regime controllato.
Il paradosso della preparazione è la continua ricerca del sovrallenamento, senza mai caderci dentro.
Per stanchezza in acuto intendiamo qualcosa legato ad eventi temporalmente vicini, ad esempio una gara o allenamento molto intenso, una notte insonne, un’alimentazione inadeguata, un forte stress lavorativo/familiare, ecc. Questi fattori possono farci trovare il giorno successivo molto a corto di energie psicofisiche. In questi casi un riposo o allenamento leggero è sicuramente auspicabile, anche perché altro non troverebbe un terreno molto produttivo.
Principio di Supercompensazione (Jakovlev 1977)
Viene da sé che “pretendere” un allenamento qualitativamente rilevante nella fase di recupero è poco realistico, metodologicamente scorretto e spesso improduttivo. Queste considerazioni non riguardano ciclisti professionisti e amatori/dilettanti di altissimo livello, le cui capacità di tollerare carichi in sommazione va spesso fuori dal normale.
Grafico di relazione tra carico di allenamento in acuto, in cronico, e bilancio stress/recupero
Lo stesso concetto di supercompensazione può essere parzialmente ripreso ed applicato anche su periodi più lunghi di una sola giornata. Viene da sé che dopo periodi importanti di allenamento/gara (nell’esempio una piccola corsa a tappe) va previsto un periodo di recupero, a seguito del quale si prevede un picco di forma (ad oggi la certezza che questo avvenga, nessuno la può dare).
La stanchezza in cronico, invece è qualcosa di molto più profondo e radicato nel soggetto. Non va mai del tutto via ed e sempre lì latente o manifesta e richiede riposo prolungato. Spesso è figlia di una serie di errori di allenamento (solitamente troppo volume generico) o di uno squilibrio tra allenamento e recupero.
Senza entrare nello specifico dell’overtraining nel ciclismo, possiamo affermare che quello più comune agli sport di resistenza è quello di tipo “addisoniano” caratterizzato da una parasimpaticotonia, cioè nel sistema simpatico vegetativo prevalgono i processi di inibizione.
I principali sintomi possono essere:
Per fare un’autovalutazione abbiamo bisogno di informazioni precise ed affidabili, su cui poter contare. L’ascolto delle proprie sensazioni è la base. Con un po’ di esperienza ed obbiettività riusciamo a sbagliare poco.
Poi ci sono alcuni indici decisionali che ci possono venire in aiuto nel valutare il nostro recupero giornaliero. Dal ciclismo dei nostri nonni abbiamo appreso la valutazione delle tre “P” (peso/polso/pressione) laddove uno spostamento importante di uno o tutti i parametri (controllo longitudinale) indica un recupero incompleto e consiglia pertanto un riposo/recupero attivo. Il limite di questi parametri è la forte influenza di fattori esterni non correlati all’allenamento, quindi andrebbe fatta una standardizzazione delle valutazioni, ma il risultato sarebbe comunque approssimativo.
Nell’epoca moderna abbiamo indici molto più precisi, alcuni da laboratorio ed altri da casa tra cui possiamo citarne due a nostro avviso molto efficaci:
La variabilità cardiaca (HRV-Heart Rate Variability) è un marker elettrocardiografico non invasivo di derivazione clinica (prognostico per importanti patologie cardiache), misura l’intervallo di tempo R-R che riflette le attività delle componenti parasimpatica e ortosimpatica del SNA. Dal punto di vista sportivo consigliamo di analizzare soprattutto il rapporto tra onde ad alta e bassa frequenza (LF/HF, alterazione) ed il valore di HRV (soppressione), ed in questo caso è probabile che le condizioni di recupero non siano ottimali (controllo longitudinale).
Esistono ormai applicazioni da smartphone e fasce cardio BLE R-R, a prezzi accessibili per una autovalutazione casalinga (meglio se con test di durata prossima ai 5 minuti, statisticamente più significativo).
La Bioimpedenza Vettoriale rientra nei metodi di analisi della composizione corporea a modello tricompartimentale basato sul concetto di resistenza (Rz) e reattanza (Xc) applicata al corpo umano. Nella valutazione delle condizioni fisiche del soggetto, e del suo stato di recupero, andranno valutati i parametri Rz e Xc, angolo di fase ed analisi vettoriale. Avremo informazioni importantissime sullo stato di idratazione del soggetto, sulla sua integrità delle membrane cellulari, sulla presenza o meno di stadi catabolici. Questo sia in confronti longitudinali che trasversali (compagni di squadra e/o valori medi dei ciclisti professionisti).
Analisi vettoriale. Dove si “posizionerà” il soggetto (quadrante) confrontato con se stesso e con i valori “best” dei professionisti del suo sport. Ci darà informazioni importanti a breve/medio termine, spendibili nella valutazione del suo stato di recupero e nella prossima programmazione dell’allenamento del ciclista.
Continua “Il recupero nel ciclismo come chiave di un allenamento vincente“